Psicologicamente la vera “ripresa” inizia dal nostro modo di “rialzarci”, ovvero dal rapporto con la salute, da come noi lo facciamo o da come possiamo imparare a farlo. L’uomo è prima di tutto Essere, che nel tempo ha imparato ad umanizzarsi, incontra l’alterità, i sentimenti, le passioni, gli oggetti. In questa visione, co-costruiamo il percorso di una vita che potrà essere piena e soddisfacente, realizzando il vero potere dell’Uomo: controllare la propria esistenza e gioirne. Ma può capitare dopo un periodo decisamente critico, di sentirsi un po’ giù di tono, quella sensazione che conduce all’astenia, il segnale che qualcosa dentro di noi, non è più in sintonia. Quando entriamo in contatto con le difficoltà, l’organismo umano mobilita le sue energie per contrastare lo stress, intanto, sarà fisiologico accusare malessere.
Sperimentiamo una serie di rigidità che appesantiscono il respiro fino a spezzarlo. La quotidianità si trasforma in un luogo non più sicuro, inizialmente avvertiamo il colpo che tende a farci rallentare, fino a fermarci. In queste condizioni, può essere utile, riconoscere che possiamo fare una pausa e chiedere aiuto. Tutte le cose che sperimentiamo per la prima volta, sembrano impossibili da raggiungere, ma lentamente diveniamo consapevoli, che questa nuova modalità, ci supporta verso una presa di coscienza tale, da modificare il nostro consueto modo di pensare. Fermarsi non significa arrendersi, ma è l’antitesi per ripensare al proprio Sé, osservando con occhi compassionevoli il proprio cammino, gli affetti, i desideri, le mete da raggiungere. Esplorando il proprio vissuto, realizziamo quanto impegno, amore abbiamo coltivato per realizzare tutto questo percorso. Come siamo riusciti a fare tutto ciò? Entrando in contatto con il nostro Sè autentico, credendoci appassionatamente. Quando sentiamo la volontà e ci muoviamo verso il fare, tocchiamo l’essenziale per la nostra vita, le cose sembrano posizionarsi sul verso giusto per attualizzarsi. Siamo in connessione con ciò che desideriamo e la meta diviene visibile e raggiungibile nonostante le comuni difficoltà che dobbiamo affrontare.
A volte, ci rendiamo conto di dover fare delle cose che non ci piacciono, siamo in disaccordo con una richiesta che attende la nostra risposta. Questa condizione la avvertiamo come “cibo indigesto”, senza masticare, la digestione tarda a completarsi. Siamo nervosi e stressati, il pensiero negativo intrusivo che alberga è: il mio pensiero non conta!. A questo punto, scegliamo se assecondare la richiesta, che non condividiamo, oppure decidiamo di dire; No grazie. Cosa notiamo? Che possiamo scegliere, tra una comoda risposta “contenitiva”, che servirà temporaneamente ad arginare una possibile valanga, oppure arbitrariamente ci assumiamo la responsabilità di fare o non fare una determinata cosa. La consapevolezza che la decisione assunta, muoverà delle trasformazioni lungo il nostro cammino è palese. Ciò che conta è soggettivare le proprie scelte, nella piena responsabilità delle azioni che divengono i comportamenti umani.
Quando ci spostiamo sulla generalizzazione, sulla teoria dei massimi sistemi, rischiamo di idealizzare e di stazionare nella “comfort zone”, luogo dell’apparente posto al sicuro, dell’attesa e dell’indecisione. Impieghiamo tempo e amore nello strutturare la visione del Sè relazionale e di come contattiamo il mondo. Generare la salute, significa prendersi sul serio, accettare le proprie virtù e ammettere che la perfezione non appartiene all’essere umano. Riconoscersi il bene e augurarselo nella speranza che lungo l’esperienza della vita, sempre più umanità sia presente nella nostra quotidianità, diviene una sorta di mantra che possiamo coltivare giorno dopo giorno. L’inno alla Vita, ringraziandola per ciò che riusciamo a dare e a fare per se stessi e per le persone care. Oggi, realizziamo che, la pandemia ci ha fatto sentire le nostre fragilità, ci ha messo allo specchio, abbiamo contattato i limiti e le paure. Siamo stati sollecitati verso una modificazione funzionale, nel tempo che siamo stati confinati nelle nostre case. Ma adesso, le cose cambieranno nuovamente, sarà naturale un po’ alla volta, riprenderci i nostri spazi, c’è chi riesce prima chi dopo, ognuno ha i propri tempi per ritornare a frequentare i luoghi abituali, dove preferiva andare per starsene bene in pace con se stesso.
Guardare avanti, è l’augurio per la nostra bella Umanità, per chi nonostante tutto, non si lascia ammaliare dalle apparenze e dai giochi manipolativi, dalle false promesse e dagli incerti futuri. Per non perderci nei meandri della menzogna, osserviamo cosa è accaduto prima, sperimentiamo il presente ora, e puntiamo dritti in avanti verso il futuro; la nostra scelta emergerà naturalmente.