Il Dispari 2016-10-31

Editoriale vanitoso:

vi propongo alcuni stralci di bozzetti ischitani tratti dal racconto “Così o come” pubblicato in “Per Aurora volume terzo”.

… le ascelle pelose della postina calabra lucana piemontese marchigiana durante l’ultima consegna in uno dei tanti pomeriggi asciutti di ferragosto.
Le scarpe di questa donna, sandali plastificati in una cantina del Viet Cong con impresso a fuoco sulla punta un simbolo parigino romano londinese napoletano giapponese brasiliano americano, ai suoi piedi apparivano deformi e più sconnesse delle mille strade prive di ordinaria manutenzione che avevano calcato nelle assolate giornate di agosti stremanti finanche per le cicale ed i grilli.
I bozzi degli alluci, deformati da ogni tipo di trauma, i calli ed i duroni a grappoli ed arcipelaghi, i solchi tra la pelle morta e stratificata sui calcagni, avevano, dopo anni di battaglie, avuto ragione dei tessuti fibrosi utilizzati nei laboratori artigianali dei bravi sudditi asiatici.
Filomena.
In dialetto Failina.
Per la gente del luogo “Failina ‘a pustera!”.
Solo chi non è stato ad Ischia durante la lunga esperienza lavorativa di questa donna non sa di chi parlo, per gli altri, per tutti gli altri, residenti o vacanzieri di pochi giorni, la sua esistenza è stata notata…
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Sebastiano, il meraviglioso esempio d’accogliente giullare che a cassetta della carrozza (perfetta nella struttura come una Jaguar, addobbata e truccata allo stesso modo della mitica Silvana), lasciando ai passeggeri l’emozione di tenere le redini, descrivendo luoghi a lui solo noti e raccontando aneddoti da nessuno mai verificati, riusciva, quando il musicale rotolamento dei cerchi sferragliava sul selciato in gran parte segnato dalla erosione delle acque piovane, intanto che un volo di passeri disordinato frusciava nell’aria dei meriggi cocenti ed abbaglianti, e mentre i capelli al vento della bella straniera schizzavano di giallo rosso nero biondo castano scuro moro le parti posteriori del cavallo sudato stanco, AOH, OH OH OH, CLOP CLOP, sotto il refolo di una scoreggia puzzolente che anticipava mini serie di botti petiferi vaporizzati sul muso della splendida turista in gita di nozze (o quasi), Sebastiano, si chiamava Sebastiano, in dialetto Bastiano, per la gente del luogo Bastian ‘o cucchiere, semplice come il mio racconto, riusciva a far ridere e creare poesia…
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… Se oggi, nel 2005, un tipo si chiamasse Giliberto Giliberto, tutti noi avremmo difficoltà a trattenere il riso.
Giliberto era alto un metro e… solo un metro e un poco.
L’individuo più basso che ho incontrato nell’ultimo decennio era almeno di statura pari a quella di Giliberto in piedi sul predellino della sua lambretta.
Il piccolo uomo, alla fine degli anni cinquanta, aveva acquistato un innovativo motociclo che le prime volte guidava con tanto poca perizia da non riuscire a fermare fin che non ne esauriva la benzina.
Nei mesi successivi, in marcia su quel suo cavallo bianco di stagnola acciaio ferroso, il minuto caro fotografo girava in tondo tra via D’Avalos e via Gianturco, via Colonna ed il lungomare, via Roma via Mia e via Vostra, fino a quando, se tutto andava bene, il piede pigiava accidentalmente il punto in cui una leva di ferro fungeva da freno…
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… -«B u o n g h i o r no, chi Renato artista? Pittore? Fa capelli mio f i g h i o?»
«Scene Madama, eccomi, tutto per te.
Francesco, acconcia il ragazzo, io penso alla froileine
Al topo, al topo, ahhh… une top… uhhh…»
Franco, quante volte devo dirti di non fare uscire sciù sciù dopo la colazione?
Riponilo in gabbia, vedi, la Signora ha paura.
Ti ho detto mille volte di non lasciarlo libero se ci sono persone sconosciute!
Non lo conoscono, poverine, e credono sia un topo!
Sciù sciù!
Madame non si preoccupi, ora lo risistemiamo nei suoi alloggi.
L’abbiamo cresciuto noi, da piccolo. Sapesse come era malconcio!
Dai Franco, sbrigati.
Al piccolo i capelli li facciamo con taglio moderno, a spazzola, oppure con basette lunghe alla amburghes?
Franco, Franco… e acchiappalo, sotto la sedia… come sempre il birichino.
Scenda, Madamoselle Froilein, non morde, vuole solo digerire il latte ed i biscotti che ha mangiato nella dispensa, è bravo, sciù sciù, non mord, scende, e scendi Signora, appoggiati, bella Signora, Madame la tedescona. Così eh così con il braccio intorno alla mia spalla, scendi piano piano, piano, piano, lentamente, fammi sentire le braccia sul collo, cazzo che zizzone, FERMATI, sciù sciù è sotto il lavello, Franco sbrigati, spicciati, aspetta non correre, piano, afferralo senza fretta, Madame è bona… azzo se è bona…»
Ahh… Ahh… eccolo…»
Niente paura ora ti prendo in braccio e ti porto al sicuro nel retrobottega, Francooooo, tieni a bada il ragazzo.»…

Qualche ora dopo

Bongiur, chi lé Renatò pittooor artistà? Pittor? Fet capellì mio petìt?»
Bell Madama, eccomi, tutto per tuà.
Frances, acconcia il ragas, io penso alla Francès
«Al top, al top, ahhh… an top… uhhh…»
Franco, quante volte devo dirti di non fare uscire sciù sciù dopo cena?
Riponilo in gabbia, vedi, la Signora ha paura.
Ti ho detto mille volte di non lasciarlo libero se ci sono persone estranee!
Non lo conoscono, poverine, e credono sia un topo!
Sciù sciù!
Cherì, non ti preoccup, ora lo risistemiam nel suo allogg natural.
L’abbiamo cresciuto noi, da piccolo. Sapess com lu er tre malconc!
Dai Franco, sbrigati.
Al piccolo i capelli li facciam con taglio modern a spazzola, oppure con baset lunghe alla marsiglies?
Franco, Franco… … e acchiappalo, sotto la sedia… come sempre il birichino.
Scend, petit cherì madame, non morde, vuole solo digerire il pollo e le patatine fritte che ha mangiat nella dispensa, è bravo, sciù sciù, non mord, scendi, Matam e scendi Signora, appoggiati, bella Signora, Madame la franceson. Così ohhh così con il braccio intorno alla mia spal, scendi piano piano, piano, piano, lentament, fammi sentire le braccia sul collo, cazzo che zizzona, FERMATI, sciù sciù è sotto il lavello, Franco sbrigati, spicciati… … aspetta, non correre, piano, afferralo senza fretta, Madame è bona… azzo se è bona…»
Ahh… Ahh… eccolo…»
Niente paur ora ti prendo in bracc e ti porto al sicur nel retrobotté.

Francooooo… … e tieni a bada il ragazzino!»

Bruno Mancini

Per Aurora volume terzo

ISBN 9781409282013
Pagine166
Prezzo € 11,29 (IVA esclusa)

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Per Aurora volume terzo e-book
Prezzo € 3,12 (IVA esclusa)

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Salvatore Vitaliano:

L’isola di Ischia è una tappa che manca alla nostra lista

Diplomato in Clarinetto presso il Conservatorio di Vibo Valentia con votazione 110/110 nell’anno 2003/2004 si dedica alla musica orchestrale presso l’orchestra “Fausto Torrefranca di Vibo Valentia”.
Dopo qualche anno si arruola presso l’arma dei Carabinieri, dove inizia un duro percorso professionale non tralasciando mai la passione della musica.
Nel corso del tempo si dedica interamente alla musica moderna e contemporanea, fino ad arrivare alla musica blus e jazz, esibendosi in vari concerti e memorial di artisti di chiara fama purtroppo scomparsi.
Vincitore numerosi premi in concorsi musicali tra i quali basta citare il 1° Premio al 16° Concorso Nazionale giovani musicisti Benedetto Albanese 02/07 Maggio 2011 (Categoria BIG); il 1° Premio al 4° European Competition Città di Palmi 05/10 Aprile 2011(categoria BIG) e il 1° Premio al XI Concorso premio Borse di studio “Pasquale Benintende” Lions club “Fata Morgana” Villa San Giovanni 16 Dicembre 2012(Categoria BIG).
Nel periodo della sua carriera militare Vitaliano Salvatore non lascia mai la musica, continuando la ricerca della riflessione del suono attraverso l’anima.
Ciò al fine di comunicare le sue sensazioni personali, acquisite con il tempo attraverso l’esperienze quotidiane di vita, e trasmetterle in modo comprensibile a tutti.
Così si chiede e ci chiede: “Quale migliore mezzo della musica per migliorare uno stato d’animo?” Amante della natura e compositore di poesie, attualmente collabora con la Namaste Sound e Soul di clarinetti diretta dal M° Guido ARBONELLI, con la Sicily Choir clarinet come primo clarinetto, e con il gruppo musicale “Samarcanda”di Catania con il progetto cinema e musica.

Con una sua dichiarazione rilasciata in occasione della pubblicazione di questo articolo dice che: “A me e a mia moglie piace tanto viaggiare: siamo stati in tutta Europa e in altri continenti a visitare posti e tradizioni locali, nonché, la cosa più importante, assaggiare piatti locali tradizionali dove si può veramente capire di più la storia del posto.
L’isola di Ischia è una tappa che manca alla nostra lista, ma spero che un giorno potremmo visitarla anche perché tanti amici la consigliano come una tappa obbligatoria.
Chiudiamo questa breve presentazione con un suo aforisma: “Non ci sarà niente o nessuno che soddisferà la mia curiosità.”

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