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PsicologicamenteL’astuzia conquista il mondo, l’ingenuità conquista l’anima

L’astuzia conquista il mondo, l’ingenuità conquista l’anima

C’è una sottile differenza tra scegliere e decidere la propria Vita

La vita non viene dalle cose, dalle promesse ne dalle intenzioni, ma da noi. Siamo  noi dalla nostra realtà interna a codificare il significato originale della vita che ci accade fuori da noi. Gli antichi maestri erano scesi nelle profondità dell’animo umano e avevano incontrato la bellezza ma anche la crudeltà dell’uomo. Oggi, siamo consapevoli di essere sottoposti alla ciclicità della storia che si ripete; non è sempre uguale invece la profondità creativa dell’essere umano. Il vero potere dell’uomo è quindi il suo orientarsi verso ciò che sente autentico, nell’assumersi la responsabilità della propria vita in primis per se stessi e in secundis verso l’altro. La parola è un atto creativo è il processo che diviene mentale e muove i comportamenti umani.

Quando comunichiamo dovremmo farlo sempre nello stato dell’IO Adulto, ovvero la parte che convive in ognuno di noi, capace di mediare e di allearsi con le parti sane e  originali dell’animo umano. Gli eventi che in questi giorni si verificano fuori da noi: la convivenza con la pandemia da covid-19, il dibattito politico che dovrebbe mettere al centro della questione la realizzazione del cittadino, sono l’immagine che la comunità sperimenta nella realtà concreta per trasferirla in eredità inesauribile a epoche future, affinché esse ne traggano insegnamenti per il proprio cammino, allo stesso modo in cui noi abbiamo tratto insegnamento dalle immagini che in precedenza i nostri padri hanno vissuto concretamente per noi. Le cose che succedono al di fuori del nostro essere incarnano la ripetizione e non hanno di per se un vero significato. Siamo noi a dare senso ai fatti che ci accadono lungo l’esperienza della nostra esistenza. Lo facciamo quotidianamente quando contattiamo i nostri pensieri che non rappresentano il nostro Sé autentico, non ci dicono nulla sulla nostra personalità, ma sono eventi naturali dai mille volti: funzionali e disfunzionali. Siamo continuamente contaminati dal bagliore del mondo dei sensi, dalla finzione del verbo che prepotentemente allaga l’esperienza di vita.

E’ così andiamo nel mondo oscillando tra momenti di aperture e lunghe chiusure mentali. Decidiamo di metterci al riparo dalle asperità e barattiamo la libertà del pensiero soggettivo con personaggi che illudono i nostri sensi, non comprendiamo ciò che dicono ma decidiamo di affidarci  al loro potere; ci illudiamo che la posizione privilegiata da loro raggiunta sia in qualche modo un posto sicuro anche per noi. Così facendo perdiamo la dignità di essere umano e ci fidiamo cecamente di chi ci promette grandi cose per la nostra stabilità socioeconomica. Ecco, questo è uno dei tanti modi per scivolare nel mondo delle apparenze, delle cose inanimate che soddisfano il mero egoismo ma impoveriscono l’autenticità del nostro Sé relazionale.

L’essere umano sperimenta un continuum di vissuti, entra in contatto con il giorno e la notte, impara ad apprezzare il bianco e il nero e poi muove la sua scelta personale, ci vuole tempo. Queste sono situazioni che lo rendono consapevole su quale strada prendere difronte alla confusione. Ciò che conta è ammettere il proprio desiderio per potersi finalmente individuare, è così che diveniamo soggetto e riscopriamo la profonda disponibilità della coscienza umana  ad aprirsi verso il sentire autentico del Sé. Prendersi sul serio equivale al volersi bene, all’avere rispetto per il romanzo che ognuno di noi scrive lungo l’esistenza umana. Al contrario chi rinuncia al Sé autentico, lo vivrà nell’Altro; trasformandosi in soggetti egoisti che tenderanno ad ingannare il prossimo.

Scambiare la propria vita per quella di altri è mera ipocrisia, si inganna se stessi e l’Altro perché noi possiamo vivere solo  la vita che ci appartiene e non quella di altri.  Vivere se stessi assume il significato del co-esserci, è il compito originale che dona valore a se stessi nella piena consapevolezza che ognuno ha diritto di essere ciò che sente, senza doversi preoccupare troppo del giudizio esterno. E’ senz’altro vero che non sarà sempre fonte di gioia doversi confrontare con le tante maschere che incontreremo vivendo, ma l’uomo consapevole dei suoi limiti impara a convivere anche con le sue profonde capacità animiche che lo orientano verso la sua naturale sostanza: l’umanità che lo mette in connessione con le leggi universali, fonte di forza e ispirazione per un viversi più consapevole e responsabile in grado di posizionarsi nel ruolo di scegliere autonomamente e non decidere perché altri l’hanno già fatto al posto suo.

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